Stanno rovinando la mia famiglia

Minori allontanati, sottratti

Tutto iniziò verso la fine della scuola materna, quando le maestre di Jessica mi fecero la prima segnalazione; volevano fare una visita alla piccola. Il motivo era di verificare se la bambina era pronta per le elementari. Non mi diedero una specifica spiegazione del perché fosse necessaria questa visita. Nonostante il mio scetticismo, accettai.

Così iniziammo a portare Jessica dalla dott.sa M.T.G.. I primi incontri li facemmo noi, durante i quali spiegavamo alla psicologa le difficoltà riscontrate con nostra figlia; ovvero che non stava mai seduta a tavola quando si mangiava, che non voleva mai andare a letto, che faceva dispetti al fratello o ai compagni a scuola. I colloqui si alternavano tra visite con noi genitori e visite con la bambina. Non sapevamo cosa facesse Jessica durante le sedute. Ci raccontava che disegnava e giocava ed era contenta di andare, l'aveva preso come un nuovo gioco.

Questo fino a luglio 2000. Durante l'estate non ci furono visite con la psicologa a causa delle vacanze. A settembre sarebbero dovute riprendere le sedute, ma tra una cosa e l'altra decisi di non portare mia figlia fino a gennaio '01. Jessica continuava a dimostrare un comportamento irrequieto, specialmente a scuola, disturbando la classe. Per questo motivo le misero vicino un'insegnante di sostegno che la seguisse durante la lezione.

Mia figlia non voleva più andare dalla psicologa, improvvisamente non era più contenta e si ribellava all'idea di fare le visite. Io purtroppo non riuscii subito a capire cosa le stavano facendo e perché non voleva più andare dalla psicologa, e così cercavo di convincerla ad andare, anche viziandola un po'. Data la situazione, la psicologa mi fece una proposta che inizialmente trovai molto singolare. Avrei dovuto portare mia figlia in un'altra famiglia alcune ore alla settimana. Questo per scoprire se i problemi potessero derivare dalla famiglia. In un primo momento rifiutai categoricamente.

Poi, dato che dovevo scegliere tra terapia e famiglia di sostegno, mi arresi e decisi per la seconda opzione. Mi sentivo come costretta, non avevo altra scelta, avevo paura.
La dott.ssa M.T.G. mi mandò così a fare visita agli assistenti sociali, ai quali spiegai i problemi che avevo con mia figlia. Mi risposero che se non riuscivo a farla dormire, e che se era agitata e non stava a tavola, era un problema mio, e di nessun altro. Così incominciai a pensare che mia figlia non stava male, non aveva un problema particolare da "guarire".

Dato che per la famiglia di sostegno serviva l'autorizzazione anche di mio marito, che era assente in quel periodo, decisi di aspettare. Non ero molto decisa a fare questa cosa.
Smisi di portare Jessica dalla psicologa. Poco tempo dopo mi chiamò la dott.ssa M.T.G. dicendomi che avrei dovuto portare urgentemente mia figlia da lei. Quando capì che ero abbastanza dubbiosa e che non capivo, mi disse che era davvero molto urgente, poiché Jessica era malata e aveva bisogno di aiuto. Io mi arrabbiai molto, mia figlia stava benissimo! Chi è lei per giudicare mia figlia!
Dopo quella telefonata decisi di interrompere i rapporti con la psicologa, mi resi conto che erano proprio quelle visite che stavano rovinando mia figlia.

La dott.ssa M.T.G. non demordeva, e da lì a poco mi inviò una lettera che mi invitava ad andare da lei con la piccola per una visita. "Accidentalmente" lessi la lettera il giorno dopo la data della visita.
Avendo notato dei miglioramenti da parte di mia figlia, decisi di passare l'estate tranquilla, rimandando a settembre possibili colloqui o visite.

Finita l'estate, prima che potessi fare qualsiasi cosa, mi arrivò una lettera che mi invitava a presentarmi con mio marito al Tribunale dei Minori. Io non capivo, credevo che il problema, se vogliamo proprio chiamarlo così, ce l'aveva mia figlia. Il Tribunale invece attribuì la situazione che si era creata a me. Mi accusarono di lasciare spesso mia figlia a casa da sola. Non è assolutamente vero perché quando porto a scuola l'altro mio figlio, di dodici anni, Jessica la lascio a mia madre, che abita nell'appartamento sotto il mio. Io sono disoccupata appunto perché devo prendermi cura dei bambini e mi sono fatta aiutare anche da mia madre in certe occasioni, non li ho mai lasciati soli. Scoprii poi che il Tribunale riportò semplicemente ciò che la psicologa dott.ssa M.T.G. gli aveva riportato in una relazione. Probabilmente non ha preso bene il mio rifiuto ad altre visite con mia figlia.

Io sono stata molto male. Abbiamo passato tutti un mese infernale, con la paura che facessero qualcosa a mia figlia, che ce la portassero via. Pure mio marito era molto agitato, anche al lavoro, non riusciva a concentrarsi, pensava solo a Jessica e quello che aveva scritto nella relazione la psicologa.

Alla richiesta di aiuto mi tornò indietro un'accusa assurda, cose non vere, come addirittura la mia mancata cura di salute della bambina che aveva le carie ai denti per la quale invece andava dal dentista regolarmente. Ma quanta malvagità può avere una persona? Come è possibile? Perché mi stavano facendo tutto questo?

Io non ho mai capito perché la dott.ssa M.T.G. mi mandò dagli assistenti sociali, perché voleva fare questa cosa della "famiglia di sostegno". Non mi ha mai spiegato realmente a che serviva. Anche quando faceva la terapia mi diceva di portare Jessica e ogni volta mi ripeteva che voleva rivederla, ma non diceva perché. Se ero io il problema, perché non mi ha subito detto cosa facevo di sbagliato nell'educare mia figlia, così che potessi modificare il mio comportamento per migliorare la situazione?! Sono confusa, io voglio stare con i miei figli e non credo di essere una cattiva madre.

Tre giorni fa c'è stata l'udienza in tribunale durante la quale io e mio marito non siamo stati trattati bene. La dott.ssa M.T.G. ci guardava male e lì in aula ha sostenuto che io lasciavo mia figlia da sola a casa. Era assurdo, non poteva avere prove di questo, anche perché non è mai successo! Mi sentivo impotente davanti all'autorità della dottoressa. Tutte le cattiverie e falsità che lei diceva venivano ascoltate con cura, anche se lei non aveva uno straccio di prova. Ogni cosa che dicevo per difendermi o dire la verità, veniva usata contro di me. Si respirava una brutta aria, mi facevano domande con tono arrogante, come se avessi torto ancor prima di parlare. Il mio avvocato non è stato quasi mai interpellato e sembrava si volesse focalizzare tutto su presunti aspetti negativi della nostra educazione. Ero molto impaurita e non sapevo cosa dire. Poi feci vedere al giudice tutti i nomi di persone che avrei dovuto contattare per mia figlia.

Non sapevo più che fare, mi stavano convincendo che mia figlia era realmente malata, e andava fatto qualcosa. Andai quindi al Centro Terapia Famiglia, dove incontrai il dott. Bosco. Rimasi un attimo scioccata quando entrai in quella stanza con tutta la mia famiglia. Sembrava come nei film: una stanza con uno specchio dove sapevo che dietro ci stavano osservando, un microfono sul tavolo e una telecamera. Spiegai al dott. Bosco i nostri problemi con la bambina in modo dettagliato. Il dottore uscì poi dalla stanza e, consultandosi con gli altri che avevano sentito tutto, mi disse che non avevano capito quale fosse il vero problema. Dissero che volevano sentire la dott.ssa M.T.G. che era più al corrente di tutta la storia. Non ascoltavano me, ma la dott.ssa. Non importava se io ero la madre della bimba, la M.T.G. era l'"esperta", ed era sempre lei che bisognava sentire.

Un giorno cercai di capire perché mia figlia si sentiva a disagio quando andava dalla dott.sa e mi disse che non le piaceva quello che faceva. Non sono riuscita a capire cosa esattamente faceva, ma so che non le piaceva. Da giugno a novembre ha smesso di andare dalla psicologa e le cose andavano decisamente meglio. Era meno stressata, non faceva problemi per andare a dormire, a scuola prendeva bei voti. Era molto cambiata.

Questa situazione andò avanti fino al 12/11/01, quando io e mio marito facemmo visita alla dott.sa L. M.. Le spiegammo tutta la situazione e quello che pensavamo. Lei riuscì addirittura a muovere delle accuse di violenza sessuale e di abbandono di minore nei miei confronti basandosi su una relazione della dott.ssa. Questa relazione fu stilata a mia insaputa dopo il io rifiuto di portare la bimba da lei. Ma che aiuto è questo? Come è possibile che grazie ad una semplice relazione scritta si possa conoscere e giudicare un intera famiglia?

Dal giorno della visita alla dott.ssa m M. abbiamo avuto altri sette incontri, alcuni con la bambina, alcuni da soli. Da quando questa storia è ricominciata e la bambina è peggiorata a scuola, è sempre più nervosa. Lo siamo anche io e mio marito... non capiamo cosa vogliono da noi.
La stessa Dott.ssa M., nonostante tutti gli appuntamenti, non capisce la situazione. Ciò nonostante, io e mio marito siamo continuamente assillati da questa storia.
Io, come madre, ho perso la serenità e non vedo l'ora di non avere più a che fare con queste persone. Stanno rovinando la mia famiglia.
M.Z

10 dicembre 2001

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