Consumo di psicofarmaci in costante aumento. Siamo tutti malati?

Psicofarmaci

Inarrestabile impennata nella vendita di psicofarmaci. L’industria farmaceutica ringrazia.

Questa settimana cade il quinto anniversario della scomparsa di Andrea Soldi, deceduto a Torino in seguito a un TSO che non era motivato da urgenza, ma solo dal suo non recarsi al CSM per la somministrazione mensile di farmaci antipsicotici.

Il rapporto annuale sulla salute mentale, pubblicato dal Ministero della Salute, conferma la tendenza allarmante degli ultimi anni. Il consumo di antidepressivi e antipsicotici, in particolare, desta preoccupazione, per via del lungo elenco di gravi effetti collaterali che comportano. 

Secondo il rapporto OSMED in Italia si consumano circa 12 milioni di confezioni di antipsicotici all’anno – metà venduti in farmacia e metà somministrati nei centri di salute mentale – ma la cifra potrebbe essere ingannevole, perché una parte considerevole di quelli somministrati nei CSM sono i tristemente noti depot, farmaci a lento rilascio il cui effetto dura un mese, e corrispondono quindi, ciascuno, a una trentina di dosi giornaliere. (1)

Proprio gli antipsicotici (o neurolettici) sono soprannominati anche ‘camicie di forza chimica’ per via del loro frequente utilizzo forzoso e dello stato di totale intontimento che spesso inducono. Secondo le segnalazioni che riceviamo, una buona parte di questi depot vengono infatti somministrati con un TSO mascherato: per evitarlo, la persona deve recarsi ogni mese al CSM per l’iniezione – il Padrino la chiamerebbe “un offerta che non si può rifiutare”.

Si tratta dei farmaci più potenti dell’arsenale psichiatrico, quelli che furono forzosamente somministrati a Dario Musso, il rapper di Ravanusa sottoposto a TSO per avere manifestato le sue idee in piazza durante il confinamento (e molti ricordano il video che lo ritrae, qualche giorno dopo il rientro a casa, ancora stordito), quelli che Andrea Soldi rifiutò di assumere cinque anni fa, quando fu prelevato con la forza mentre se ne stava tranquillamente seduto su una panchina, e soffocato fino a morire.

“Certamente calmano - con dosaggi opportuni - qualsiasi individuo … vari osservatori hanno fatto notare come le cure prolungate con questi farmaci producono effetti irreversibili che fanno assomigliare questi pazienti a quelli che hanno subito decine di elettroshock o la lobotomia.

In effetti con gli antipsicotici opportunamente usati è possibile ottenere una lobotomia chimica: i danni cerebrali, a lungo andare, diventano irreversibili.

Quando osserviamo qualcuno ritenuto matto, e notiamo quell’espressione vuota e inebetita, la lingua in fuori, i peli e i chili di troppo e la mancanza di qualche dente, non stiamo osservando i segni della ‘malattia’: stiamo solo vedendo quello che fanno questi farmaci su un essere umano. Avrebbero su di noi il medesimo effetto”.

Roberto Cestari – “L’Inganno Psichiatrico”

Un discorso a parte lo meritano gli antidepressivi. Irving Kirsh, professore della Facoltà di Medicina dell’Università di Harvard e autore del libro “The Emperor’s Drug” ha analizzato tutti gli studi (pubblicati e non) sugli antidepressivi, dimostrando in maniera conclusiva che il loro effetto terapeutico è paragonabile a quello di una pillola di zucchero (il placebo). (2)

A fronte di effetti collaterali ben più gravi, riferiti per esempio sul sito ufficiale della Food and Drug Administration, l’agenzia statunitense di controllo dei farmaci: nausea a vomito, aumento di peso, diarrea, disturbi del sonno, problemi sessuali, ma anche rischio di pensieri suicidi, difetti al feto e ipertensione. (3)

La stessa AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) mette le mani avanti per quanto riguarda gli antidepressivi, precisando che:

“L’area della psichiatria è tra quelle meno “consolidate” per quanto riguarda l’affidabilità e la coerenza interna delle “evidenze controllate”. La bassa qualità metodologica dei trial (basta ricordare la scarsissima rappresentatività e numerosità delle popolazioni reclutate, e la durata delle osservazioni) e la difficile comprensibilità dei criteri diagnostico-valutativi … giocano un ruolo determinante in questa direzione.” (4)

Tradotto in parole povere, questi trial (studi clinici) non avrebbero niente di scientifico perché basati su numeri statisticamente poco significativi, e per la fumosità e incomprensibilità dei criteri utilizzati per valutare il funzionamento delle “cure”. 

I gravi effetti collaterali di questi farmaci, invece, sono noti e ben documentati. Per maggiori informazioni rimandiamo ai nostri opuscoli informativi, basati non solo sui “bugiardini” ma, soprattutto, sulla letteratura scientifica e sugli avvisi pubblicati da diverse agenzie farmacologiche a livello internazionale.

Fonti:

  1. https://www.dottnet.it/articolo/31564/psicofarmaci-in-un-anno-vendute-49-milioni-di-confezioni/
  2. ttps://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4172306/ 
  3. https://www.fda.gov/consumers/consumer-updates/depression-fda-approved-medications-may-help
  4. https://www.aifa.gov.it/sites/default/files/bif0103108.pdf
     

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