Difendere il diritto alla famiglia - Quando le opinioni diventano "verità"

Bambino ha 'problemi di apprendimento'... tolto ai genitori

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani è tornato in piazza per difendere il Diritto alla famiglia violato dalle decisioni di assistenti sociali, psicologi e psichiatri.

La storia è semplice: una mamma con problemi con l'ex marito si vede portare via la figlia, accusata di non agevolare le visite al padre.

Non vogliamo ora entrare nel merito di questo episodio. Rileviamo una cosa: gli assistenti sociali coadiuvati da psicologi e psichiatri non solo non stanno risolvendo i problemi della famiglia, ma li stanno creando loro stessi con il loro comportamento. La famiglia italiana è in pericolo e il CCDU si sta adoperando per sensibilizzare con tutti i mezzi possibili i legislatori sulla drammatica situazione esistente. Per quanto possa sembrare incredibile, oggi ad una famiglia qualsiasi possono essere sottratti i loro figli, tramite una decisione del tribunale dei minori, sulla base di rapporti scritti degli psicologi, assistenti e psichiatri che valutano l'operato dei genitori secondo il loro capriccio e opinioni.

Quando le opinioni diventano "verità" su cui i Giudici basano le loro decisioni la possibilità di violazioni e abusi è drammaticamente alta, come confermato dai numeri. In Italia sono quasi 35.000 (anche se il numero non è definitivo) i bambini sottratti alle famiglie con costi sociali per la comunità che superano i 4 miliardi di euro.

Il dolore e il danno morale causato ai genitori e ai bambini è irreparabile. I rapporti ricevuti e la lettura di decine di perizie confermano la natura unilaterale di questi rapporti che tendono a trovare motivi per allontanare i bambini piuttosto che aiutare la famiglia a risolvere i suoi problemi.

L'obiettivo del CCDU è quello di formulare una proposta di legge nazionale che tuteli le famiglie e che sancisca che i rapporti degli psichiatri, assistenti e psicologi (essendo opinioni) non abbiano più il potere di determinare e motivare, senza ulteriore verifica, i provvedimenti dei giudici minorili, garantendo quindi alla famiglia il diritto alla difesa.

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