Elettroshock: La TEC, terapia elettroconvulsivante

Sopra un documentario del Citizen Commission on Human Rights (CCHR) sulla TEC.

Colpisce la testa con l'energia di un blocco di cemento di 20 kg lanciato dall’altezza di 2 metri. È stato descritto da molti pazienti come una granata che ti esplode nel corpo. È chiamata TEC, terapia elettroconvulsivante e, a dispetto di quanto potreste pensare, non è una pratica medica antiquata di qualche era passata. In effetti, l’elettroshock viene inflitto ad un milione di persone nel mondo. Ogni anno, anche in Italia.

In questo impressionante documentario, il business da 5,4 miliardi di dollari della TEC, la sua storia, gli operatori e i devastanti risultati vengono svelati con dettagli espliciti.

Il documentario Terapia o Tortura non è stato prodotto per turbarvi. O spaventarvi. Ma piuttosto, per stimolarvi. E colpire duro contro la TEC.

L'electroconvulsive therapy (ECT), in italiano  terapia elettroconvulsivante (TEC), è più comunemente nota con il suo nome originale: elettroshock .

Si tratta di tecnica psichiatrica basata sull' induzione di convulsioni nel paziente tramite il passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello.

Questa "terapia" danneggia il cervello e la mente. In molti casi, si traduce in enormi lacune permanenti della memoria riguardo importanti eventi della vita, del background educativo, e delle competenze professionali. L'individuo può anche perdere la propria identità. Anche quando viene fatto molto meno danno, le persone continuano a soffrire di difficoltà cognitive, con l'apprendimento e il ricordare le cose nuove, e con cambiamenti indesiderati nella loro personalità.(1)

Nel 2007 uno studio di follow-up a lungo termine di pazienti che hanno subito la TEC, condotto da un team di sostenitori dell'elettroshock guidato da Harold Sackeim, ha confermato le osservazioni del Dr. Breggin: il "trattamento" è devastante per le funzioni mentali, causa spesso demenza con interruzione permanente della memoria e una varietà di altre funzioni cognitive.(1)

Studi su animali mostrano un danno cerebrale diffuso dopo la TEC: i risultati più comuni sono macchie emorragiche o emorragie individuabili in tutto il cervello e attorno ai vasi sanguigni, ma anche zone di gliosi e degenerazione neuronale, con chiazze di cellule morte (cellule fantasma e neuronofagia). Di tanto in tanto si trovano grandi emorragie e edemi del cervello. Questi risultati sono visti anche su autopsie umane effettuati su pazienti che avevano subito la TEC.(1)

La circolare del Ministero della Salute del 15 febbraio '99, stabilisce che la pratica (a nostro avviso disumana) dell'elettroshock deve essere somministrata esclusivamente nei casi di "episodi depressivi gravi con sintomi psicotici e rallentamento psicomotorio ", dopo avere ottenuto il consenso informato scritto del paziente, al quale devono essere esposti i rischi ed i benefici del trattamento e le possibili alternative.(2) 

Nonostante l'opinione diffusa che la terapia elettro convulsivante sia in disuso, un articolo del giornale L’Unità del 7 novembre 2012 "Elettroshock la scossa che fa discutere" mette in evidenza che in Italia l'elettroshock viene praticato in ben 90 strutture.

Nel febbraio 2013, la Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale presieduta dal Senatore Ignazio Marino, durante la presentazione in Senato della relazione finale della commissione mette in evidenza che dal 2008 al 2010 in Italia i casi di pazienti che hanno ricevuto una terapia elettroconvulsivante, l'elettroshock, sono oltre 1.400 in ben 91 strutture ospedaliere.

In fondo alla pagina presentiamo un  video, molto crudo, tratto dal documentario "Psichiatria: un’industria di morte".  Il filmato, oltre l’ elettroshock documenta una serie di trattamenti cerebralmente dannosi, dalla serie di trattamenti per creare shock convulsivi di vario genere alla lobotomia.

La parte finale del documentario è dedicata al trattamento moderno con la terapia elettroconvulsivante.

Riferimenti:

(1) http://breggin.com/index.php?option=com_content&task=view&id=40&Itemid=52
(2) Circolare del Ministero della Salute del 15 febbraio 1999 PDF 284kb

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