ADHD: Una ragazza e la dipendenza da Ritalin

Ritalin

Una ragazza sudamericana di 23 anni, che vive in Italia ormai da alcuni anni, ha scritto al Presidente del nostro Comitato, Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che si occupa da anni delle violazioni dei diritti umani nel campo della salute mentale, riportando la sua esperienza con il Ritalin.

Quando aveva 16 anni e viveva ancora in Sudamerica, fu diagnostica sofferente di adhd, le fu prescritto il Ritalin da assumere 4 volte al giorno. All'inizio era molto contenta perché si sentiva più veloce, più sveglia ed attenta, e migliorò nel rendimento scolastico.

Terminata la scuola, decise di venire in Europa a studiare recitazione. Portò con se il Ritalin, perché dove andava sapeva che non lo avrebbe trovato facilmente. Dopo poco cominciò a capire che il Ritalin era una "droga", si accorse di questo perché si rese conto di esserne divenuta dipendente. Accadde un giorno quando andando a scuola dimenticò di prendere il farmaco, e durante le lezioni di recitazione si ritrovò a pensare: "Ho recitato benino, ma sicuramente posso fare meglio se prendo il Ritalin".

Da quel momento capì di aver perso del tutto la fiducia in se stessa, pensando di essere brava solo se "drogata". Da quel momento decise di smettere di prendere il Ritalin e di intraprendere la strada della "forza di volontà" per migliorare quei "difetti" del suo carattere, imputati quali sintomi dell'Adhd, senza dover prendere nessun medicinale.

Da allora sta avendo dei successi con questa strategia, riesce a "cavarsela" benissimo da sola, ha imparato l'italiano in 4 mesi, si è iscritta ad una università italiana con una media di 28/30.

Scrive: "Ad oggi sono felice di aver preso questa decisione. Mi sono resa conto che preferisco essere un po' più lenta e disattenta che dipendere tutta la vita da una droga fortissima come il Ritalin.".

Conclude la lettera: "Mi auguro che i bambini italiani (e loro genitori) non diventino anche loro vittime del marketing di questo farmaco.".

Da un recente convegno tenutosi a Bressanone, dal 19 al 22 gennaio, gli esperti hanno formulato una proposta operativa: creare equipe specializzate con psichiatra e psicologo che possano agire nelle scuole per trattare i bambini con difficoltà di apprendimento sin dall'esordio dei disturbi.

A 17 milioni di bambini nel mondo sono somministrati psicofarmaci.

Sul pubblico, sono state riversate innumerevoli illustrazioni, con le più recenti teorie psichiatriche secondo le quali la composizione chimica e fisica del cervello determina il comportamento, i disturbi mentali e le inabilità.

Un articolo pubblicato nel maggio del 2004 sulla rivista americana The Mercury News, sostiene:

"Molti medici mettono in guardia le persone dall'uso dell'esame del cervello tramite SPECT (dal quale si ottengono poi le immagini del cervello) come mezzo diagnostico per identificare problemi emotivi, comportamentali e psichiatrici nel paziente, perché ritenuto amorale e potenzialmente pericoloso. Non offre alcuna informazione utile o accurata".

Se ritieni di avere subito danni in seguito a trattamento psichiatrico, mettiti in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, ci attiveremo.

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