Cittadella non ci ha insegnato niente

Bambino conteso

Un bambino strappato per strada ai genitori dalle forze dell’ordine a Cittadella, una ragazzina presa alla madre, sottoposta a TSO e poi mandata in una comunità in Val d’Aosta, un ragazzino ritenuto effeminato minacciato di TSO per essere tolto alla famiglia, e ora due minori “rapiti” alla famiglia in modo aggressivo, portati letteralmente di peso fuori dal bagno dove si erano rinchiusi, con percosse ai genitori e danni alla casa.

Sembrerebbero le cronache da una nazione dittatoriale; invece vengono dal Veneto. Ci si chiede come queste cose possano succedere, come il tribunale dei minori di Venezia possa permettere il ripetersi di queste situazioni.

Secondo Paolo Roat, incaricato della area “minori” del CCDU onlus (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - un ente di sorveglianza e denuncia contro gli abusi psichiatrici) nei tribunali “l’ideologia psichiatrica ha ormai preso il sopravvento sul buon senso”. “Nonostante numerose sentenze abbiano ribadito più volte come la sottrazione di un minore dalla sua famiglia debba rappresentare una rara eccezione (proprio recentemente il Procuratore Generale della Cassazione ha affermato: “i bambini non si tolgono nemmeno ai mafiosi, perché ogni bambino ha diritto di crescere nella famiglia in cui è nato”) continuiamo ad assistere increduli a questi episodi di “sottrazioni impazzite” - di solito figlie di una diagnosi psichiatrica”.

E non mancano i casi di scarsa trasparenza, in cui si sospettano conflitti d’interesse tra l’autore della “perizia” e la casa di accoglienza (ricordiamo che queste ultime incassano spesso qualche centinaio di euro al giorno per ogni bambino che ospitano: moltiplicate per qualche decina di bambini e per 365 giorni l’anno e vi fate un’idea del giro d’affari).

Il giudice minorile dovrebbe salvaguardare il diritto alla famiglia. Dovrebbe osservare la convenzione di New York sulla tutela dei minori. Dovrebbe riprendersi il suo ruolo di “perito tra i periti”, usando il buon senso del padre di famiglia, anziché appiattirsi su diagnosi psichiatriche fantasiose che, pur scritte con linguaggio altisonante e pseudoscientifico, sono invece del tutto arbitrarie, soggettive e prive di riscontri oggettivi. 

Ci si chiede se il governatore del veneto Zaia sia al corrente di ciò che sta accadendo nella sua regione, riconosciuta come modello da seguire per l’economia e l’operosità della sua gente, che non merita questi abusi contro la famiglia. Chi favorisce o giustifica questi comportamenti coercitivi contro i bambini, dovrebbe essere costretto a cambiare mestiere.

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