Convegno a Venezia: mai più bambini bersaglio

Convegno a Venezia: mai più bambini bersaglio

Premiato il coraggio degli organizzatori che hanno affrontato il tema forte e poco conosciuto della psichiatrizzazione dei bambini: politici, accademici, professionisti, mamme, papà e cittadini uniti per dire NO al trend medicalizzante in atto in Italia.

Venezia. Sabato scorso in occasione del centenario della fondazione del Circolo Artistico di Venezia, in collaborazione con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus, ha organizzato un evento dal titolo “Bambini allo sbaraglio, bambini bersaglio. Può un giudizio psichiatrico rovinare famiglie e vite?” presso la prestigiosa sede del Palazzo delle Prigioni di Venezia.

Il coraggio degli organizzatori è stato apprezzato dai partecipanti che hanno accolto l’appello della Professoressa Vincenza Palmieri, relatrice del Convegno, a portare con sé le informazioni ricevute per fermare questa deriva istituzionalizzante. Dopo il convegno, infatti, molte persone si sono rivolte agli organizzatori per manifestare la loro volontà di portare queste informazioni anche nelle loro realtà e per unirsi alla nostra Campagna.

Il convegno è iniziato con i saluti del Presidente Stefano Bellato alle autorità presenti tra cui il Professore presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova Aldo Natale Terrin, il Consigliere della Regione Marche Sandro Zaffiri, il Consigliere della Regione Marche Marzia Malaigia, il Vicesindaco di Pordenone Eligio Grizzo.

Dopo una breve ricostruzione della nobile storia del Circolo la parola è passata a Paolo Roat – Direttore del Dipartimento Tutela Minori del CCDU – che ha manifestato tutta la soddisfazione del Comitato per il luogo del Convegno. Sono gli artisti che creano la cultura e il nostro intento è quello di creare una cultura a misura di bambino e rispettosa dei diritti dei bambini. Paolo Roat ha quindi introdotto l’avvocato Francesco Morcavallo, già giudice del Tribunale per i Minorenni di Bologna ed esperto in tutela minorile.

L’avvocato Morcavallo ha illustrato magnificamente e senza peli sulla lingua le attuali procedure in atto nella giustizia minorile; protocolli che possono portare all’allontanamento di un bambino a prescindere dall’accertamento e dalla sussistenza di un fatto, secondo un modello che trova applicazione nella storia e trova giustificazione nei sistemi che, non essendo imperniati sul principio della libertà della persona come individuo, riconosciamo e chiamiamo come sistemi totalitari. Dove sorge il problema? Che questo modello di applicazione, lo troviamo frequente nel nostro sistema, nella nostra quotidianità. Il problema è l’intervento dell’autorità dovuto alla qualificazione negativa derivante non dall’accertamento di un fatto ma basato su un giudizio negativo rispetto a un modo di essere.
A proposito dell’intervento dell’avvocato ricordiamo le recenti Osservazioni conclusive del Comitato per i Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite che ha chiesto all’Italia di: “(c) Garantire che la rimozione di bambini dalla famiglia, compresi quelli con disabilità, sia consentita in ogni singolo caso solo dopo un'attenta valutazione del migliore interesse, e che sia efficacemente monitorata.”

È intervenuta poi una coppia di nonni coraggio di Roma che hanno raccontato la loro commovente storia di come sono riusciti a tener testa alle criticità del sistema attuale. Grazie all’aiuto del CCDU e dei professionisti seduti al tavolo del convegno, hanno riportato in famiglia la loro nipotina e impedito che la seconda nipote venisse allontanata fin dalla nascita.

L’avvocato Francesco Miraglia, esperto in giustizia minorile e conosciuto per le sue battaglie in difesa dei bambini, ha iniziato dicendo che si sente un veneziano, per via dei casi locali di cui si è occupato e di cui si sta occupando: come la triste vicenda del piccolo Marco che ha portato all’invio degli ispettori del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede presso il Tribunale(2), e quella del ragazzo “effeminato” che pochi giorni fa si è conclusa con la completa riabilitazione della mamma e la decisione di lasciare il ragazzo in famiglia da parte della Corte di Appello di Venezia. Nel suo intervento, Miraglia ha portato casi reali di portata nazionale che hanno sbalordito e sbigottito i tutta Italia e le persone presenti all’evento per la loro assurdità. Ha anche ricordato gli aspetti economici: secondo alcune stime c’è un giro d’affari di 1,7 miliardi di euro solo per le strutture di accoglienza con oltre 40.000 bambini lontani dalla loro famiglia.

È stata poi la volta di una mamma coraggio del Friuli-Venezia Giulia, che ha raccontato la storia di come è riuscita a districarsi nel sistema di tutela dei bambini per riportare a casa suo figlio. Molto commoventi le descrizioni delle modalità di visita con un incontro bimensile di una sola ora, sotto stretta sorveglianza, e di quando sono stati costretti ad andare in comunità per festeggiare il compleanno con il figlio. Importante anche la descrizione, dal punto di vista di chi l’ha subita, una situazione che parte da lontano con le prime diagnosi psichiatriche, il sostegno, gli psicofarmaci e infine l’allontanamento e la probabile “carriera psichiatrica” del bambino. Situazione spezzata dall’intervento del CCDU e dei professionisti presenti al convegno che hanno permesso a questo bambino, ormai ragazzo, e a questa famiglia, di vivere una vita dignitosa e felice.

La professoressa Vincenza Palmieri, che ha tenuto la relazione conclusiva, ci ha ricordato che bisogna essere tanto grandi da prendere sul serio le cose dei piccoli. Un bambino è in contatto con circa 200 persone. Con circa 100 di esse la relazione è empatica, e di solito la relazione è stretta con circa 50 individui. Quindi, occupandoci di 40.000 bambini, noi influenziamo la vita di circa 2 milioni di persone. E se prendiamo 200.000 adolescenti che consumano psicofarmaci, e la Professoressa ci ha ricordato che, secondo uno studio del CNR, gli adolescenti italiani sono i primi in Europa per consumo di psicofarmaci non prescritti, stiamo parlando di 10.000.000 di persone coinvolte(1). Un bambino non è un’isola. La sua sofferenza arriva ben oltre, come un’onda nel mare. Quando tuteliamo un bambino, 5 bambini, 100 bambini, 1000 bambini, stiamo tutelando la società tutta dalla più grave forma di abuso e di negazione della dignità di un essere umano. Per questo la Professoressa ha ringraziato il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per il lavoro che fa.

La professoressa Palmieri ha poi menzionato le testimonianze delle persone che coraggiosamente hanno parlato davanti a tutti. Non hanno avuto paura. Li ha ringraziati perché rappresentano la chiave di volta. I volontari, insieme a coloro che sono stati aiutati, possono attuare veramente le riforme sociali. E in questo modo si costruisce quella rete umana per essere in grado di spezzare quella che ha definito "filiera diagnostica psichiatrica". Esponendo poi come tale sistema si esplichi attraverso tutte queste procedure e linee guida che altro non sono che un malcostume diagnostico. Ha portato come esempio l’album delle figurine dei calciatori. Allo stesso modo i bambini vengono incasellati in una “diagnosi”. Abbiamo creato un costume. Se succede qualcosa, altro non si fa che andare a cercare la casella in cui mettere questo bambino, come in un “album delle figurine”. Non è solo lo psichiatra, non è solo il neuropsichiatra infantile e non è neanche l’assistente sociale che è stata formata in questo modo. No, il malcostume riguarda tutti. Riguarda l’educatore, riguarda l’insegnante. Avete mai letto la relazione di un educatore? Non sono altro che un continuo esprimere pareri soggettivi che si trasformano poi in “diagnosi”, ad esempio la madre effusiva abbraccia il bambino in maniera simbiotica… è il costume diagnostico che abbiamo assunto in Italia e di cui consentiamo il perpetrarsi.

E a scuola, stessa cosa. Quando nel 2010 parlavamo della legge 170 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), abbiamo gridato allo scandalo. All’erta genitori! Vi stanno diagnosticando i bambini a scuola. Purtroppo avevamo ragione quando dicevamo che era un modo per cominciare a creare nuove classificazioni e nuove patologie. È successo che i DSA sono entrati tra i disturbi del neuro-sviluppo. E c’è stato bisogno di un riconoscimento per legge.

Quanto è importante per chi ha bisogno di questi milioni di persone, poter sancire per legge questi disturbi? Hanno addirittura creato dei fondi su queste norme. Perché? Perché un piccolo nella sistema psichiatrico garantisce un “cliente” che inizia a tre anni fino a ottant’anni, per tutti quelli che “ai sensi della legge” si occupano del caso.

Per certe persone è meglio una diagnosi, riconosciuta per legge, che ci toglie le nostre responsabilità e offre un sacco di soldi. In Umbria c’è una proposta di legge sull’ADHD in cui i finanziamenti non sono per attività per i ragazzi ma per formare operatori, neuropsichiatri. Invece di essere canalizzati verso i bambini i soldi vengono canalizzati verso la sanità.

E la legge 328/2000 è molto importante per capire perché i profitti delle case-famiglia sono solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è il sistema politico. Perché la 328 prevede che i comuni con meno di 5.000 abitanti possano consorziarsi in Servizi Territoriali autonomi privati. In Italia ci sono 8.000 comuni e di questi 5.860 hanno meno di 5.000 abitanti. C’è la cooperativa che si occupa delle case-famiglia, ma prima c’è la cooperativa che si occupa dei Servizi Territoriali con vari assistenti sociali che si occupano dei comuni consorziati. Si creano così operatori sociali che nessuno controlla. Quando poi andiamo a parlare con i Sindaci, non possono fare niente perché il servizio sociale è PRIVATO.
E in tutto questo c’è una connessione che la Professoressa ha definito e continuerà a definire immonda con tutta una serie di professionisti: per la verifica della capacità genitoriale, per verificare come stanno i bambini, ecc. ecc. Quindi, in quell’unico piccolo territorio portato ad esempio di un sistema, ci sono quattro cooperative collegate tra di loro che si passano il personale. Quelle cooperative sono molto utili ad un sistema che è corrotto e corruttibile, perché è un sistema che crea potere politico e potere economico. Molte di queste cooperative e molti di questi ragazzini hanno fatto sì che qualcuno diventasse consigliere comunale, regionale, parlamentare o entrasse nelle cosiddette cabine di regia.

Abbiamo una possibilità, siamo qui oggi. Dobbiamo continuare a parlare di questo, continuare a entrare nelle amministrazioni, continuare a costruire una rete di persone consapevoli.

Il discorso della Professoressa Vincenza Palmieri è stato salutato da un applauso a scena aperta di parecchi minuti a dimostrazione dell’impatto avuto dal convegno. E le persone che dopo il convegno si sono rivolte a noi e ai relatori per portare avanti questa battaglia lo dimostrano.

Per finire il Presidente del Circolo Artistico ha presentato una targa a tutti i relatori che sono stati nominati soci onorari del Circolo. E il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha consegnato una targa al Circolo Artistico come segno di apprezzamento.

Riferimenti:

  1. https://www.ifc.cnr.it/images/outreach/2017/Pagine_da_CNRUS_5069285.pdf 
  2. http://www.larena.it/territori/citt%C3%A0/caso-del-piccolo-marco-il-ministro-invia-gli-ispettori-1.7185109

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