L’ordinaria follia della psichiatria: storie di abusi, errori e orrori
Questo articolo è il primo di una serie, in cui esporremo alcune storie di persone che si sono rivolte a noi in cerca di aiuto. Le storie sono rese in forma anonima per non consentire di riconoscere la persona.
Lombardia. Ragazzo venticinquenne senza problemi precedenti viene diagnosticato con schizofrenia paranoide. Si chiede alla famiglia di iniziare la somministrazione di clozapina tramite un ricovero ospedaliero. Visto che il ragazzo riusciva ad evitare l’assunzione del farmaco, passarono a una puntura di aloperidolo, un altro antipsicotico: 150 mg ogni 28 giorni. Successivamente tentano un terzo antipsicotico, la quietapina, ma poi ritornano sull’aloperidolo, la cui somministrazione continua per anni causando obesità, sonnolenza perenne, e scarsissima capacità di concentrazione o applicazione.
Visto che le ‘cure’ non sembravano produrre miglioramenti si sorta, la famiglia chiede e ottiene di cambiare terapia. Il farmaco viene tolto senza scalaggio, e inizia la somministrazione di paliperidone. All’inizio il ragazzo sembra migliorare, ma presto inizia a soffrire di allucinazioni visive e uditive. Aumentano la dose, e la situazione peggiora ulteriormente. Il ragazzo viene quindi legato e immobilizzato per una decina di volte. Un parente ottiene che vengano interrotte le contenzioni, e si offe volontario per stare col ragazzo e occuparsi di lui. Durante il periodo di permanenza nella struttura psichiatrica, il parente ha modo di osservare alcuni fatti che riferisce con queste parole:
“Credo che potrei scrivere un libro riguardo ciò che ho visto dentro quel reparto (contenzioni continue a moltissimi ricoverati, trattavano i pazienti con forte maleducazione e assenza di rispetto). Durante il ricovero sono sicuro che più di una volta hanno passato pesantemente i protocolli dei farmaci, trasformando le contenzioni meccaniche in pesanti contenzioni farmacologiche. In questo lasso di tempo hanno sperimentato delle terapie fortissime al punto di dover fare un elettrocardiogramma giornaliero prima di potergli dare la terapia.”
L’incubo ha avuto fine grazie all’intervento di uno psicoterapeuta, ma il ragazzo (ora uomo) ha perso il senso del tempo, ha difficoltà a relazionarsi col mondo esterno e presenta difficoltà di attenzione e concentrazione.
I parenti stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di adire le vie legali.
Chi fosse coinvolto (direttamente o indirettamente) in una vicenda di abuso da parte di uno psichiatra può rivolgersi al CCDU compilando il seguente modulo.