Psichiatria europea in pessime condizioni

abuso, coercizione, forza

Psichiatri inglesi denunciano l’aumento dell’uso di coercizione e forza nella pratica quotidiana 

Studi recenti hanno preso inconsiderazione il punto di vista dei pazienti sui servizi di salute mentale. In uno di questi (1) si prendevano in considerazione le opinioni espresse a posteriori da pazienti psichiatrici circa il loro ricovero e la durata dello stesso. Lo studio è stato condotto prendendo in esame oltre 2000 pazienti detenuti coattivamente in 10 paesi europei, molti dei quali erano stati sottoposti a una o più misure coercitive nel periodo di privazione della libertà. 

Il coordinatore dello studio, Paul McLaughlin dell’Unità di Psichiatria del Sociale e della Comunità, un centro inglese di salute mentale che collabora con l’OMS, ha dichiarato:

“L’uso della coercizione nelle cure di salute mentale rimane molto diffuso in tutto il mondo ... Le forme più ovvie di pratiche coercitive sono la somministrazione forzosa di farmaci psicotropi contro la volontà del paziente, e la contenzione meccanica o fisica del corpo o arti del paziente. Nonostante il loro uso diffusissimo, non esiste alcuna evidenza empirica della loro utilità.” 

Al contrario, 

“Gli studi qualitativi mostrano in maniera consistente che le misure coercitive possono essere vissute dai pazienti come umilianti e stressanti, e solo ora si stanno prendendo in considerazione i rischi psicologici legati al loro uso.” 

La coercizione aumenta la durata dei ricoveri 

Lo studio riguardava 2030 pazienti involontari da 10 paesi. É stato scoperto che 770 di essi (pari al 38%), in aggiunta al ricovero forzoso, erano stati sottoposti a una o più misure coercitive durante la prima settimana di ricovero. In tutto, questi 770 pazienti sperimentarono 1462 episodi registrati di misure coercitive. Secondo i ricercatori: 

“La somministrazione forzosa di psicofarmaci fa sì che i pazienti, intervistati tre mesi dopo le dimissioni, fossero meno propensi a giustificare il loro ricovero, è la prima causa di disapprovazione del trattamento da parte dei pazienti. Tutte le misure coercitive erano associate col prolungamento della permanenza in ospedale.” 

In particolare, l’isolamento aggiunge circa 25 giorni alla durata media dei ricoveri. 

Aumentano i trattamenti involontari 

Un editoriale pubblicato sul British Medical Journal nel 2017 evidenziava un aumento del 30% di trattamenti psichiatrici obbligatori in Inghilterra in sei anni, e un parallelo aumento in Scozia del 19% in 5 anni. La scena è deteriorata al punto che metà dei ricoveri nei reparti di psichiatria del Regno Unito sono involontari – il numero più alto dalla riforma del 1983. 

Anche in Germania si nota un peggioramento: uno studio pubblicato dall’Associazione Psichiatrica Mondiale rivela un aumento del 38% negli anni dal 1992 al 2005 nei trattamenti involontari e, addirittura, un aumento del 750% (più di sette volte tanto – da 12 a 90) di contenzioni fisiche. La stessa tendenza è emersa in Danimarca, dove i trattamenti involontari sono più che triplicati dal 1998 al 2020. 

In Italia il numero di TSO non sembra aumentare, ma le statistiche appaiono alterate per via di due fenomeni di cui ci pervengono segnalazioni sempre più frequenti: vengono registrati come ‘volontari’ i trattamenti attuati sotto minaccia di TSO, e quelli richiesti dall’amministratore di sostegno “a nome” del diretto interessato. E la cronaca riferisce quasi quotidianamente episodi di persone che si barricano in casa, o si buttano dalla finestra per evitare un TSO o, come accaduto recentemente in Liguria, scappano dal reparto psichiatrico, fino ai casi tragici di persone morte legate al letto di contenzione. 

Il TSO, nonostante il nome, è pur sempre uno strumento limitativo della libertà personale - un diritto sancito dalla Costituzione. La sua applicazione non può dunque prescindere da considerazioni di tipo giuridico e umano. Per questo il CCDU approva e sostiene la campagna di riforma del TSO promossa dal Comitato Legittima Difesa, i cui punti salienti sono:

  • obbligo di notifica del TSO a chi vi deve essere sottoposto, con una vera udienza davanti al giudice e in presenza di avvocato
  • limitazione del ricorso al TSO ai soli casi di comprovato stato di necessità e limite massimo di durata
  • divieto di contenzione meccanica
  • piena libertà di comunicazione con l'esterno (visite e cellulari)
  • sistema di videosorveglianza in ogni reparto psichiatrico
  • esonero di responsabilità penali a carico agli operatori nell'applicazione delle nuove norme 

(1) https://europeantimes.news/2021/06/03/european-psychiatry-in-bad-shape/

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