“Una legge sul filo del terrore?” Il DDL 1517 mescola giustizia e follia

Il Senato della Repubblica italiana si prepara a discutere il Disegno di Legge 1517, presentato dal Senatore Renato Ancorotti con la dichiarata intenzione di contrastare la violenza contro le donne e di genere. Ma sotto il manto della protezione, si cela un’inquietante norma che sta sollevando il dibattito: l’introduzione di una figura che fonde la toga del giudice con il camice dello psicologo, lo "psicologo forense". Un' iniziativa che getta un'ombra sinistra sulla nostra democrazia, sollevando timori che un atto di giustizia possa presto trasformarsi in un atto di follia. E se l'intento appare condivisibile, gli strumenti proposti sembrano quasi scivolare in un incubo distopico, un ritorno spaventoso alla psichiatria giudiziaria, che eravamo certi di esserci lasciati alle spalle.
Da una denuncia a un TSO: la strada verso la trappola legale
Il cuore dell’allarme batte forte nel punto più controverso del DDL: la possibilità che una semplice denuncia, magari anche priva di fondamento, possa automaticamente far scattare un Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) eventualmente seguito da un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Questa previsione getta un'ombra agghiacciante sulla giustizia, aprendo la porta a un potenziale uso improprio della legge. Si potrebbe abusare del sistema, strumentalizzando il DDL 1517 per scopi personali, come vendette o ripicche, con l'intento di far scattare il TSO su qualcuno, anche se innocente. Un rischio che non solo vanifica la lotta contro la violenza, ma la trasforma in uno strumento di oppressione. E la nostra giustizia, fondata su prove e presunzione d’innocenza, si troverebbe di fronte a un paradosso senza precedenti: il potere di una denuncia di trasformare una persona, in attesa di giudizio, in un malato mentale da sottoporre a un trattamento coatto.
La confusione tra giustizia e sanità: una contraddizione pericolosa
Il disegno di legge mescola pericolosamente due mondi che dovrebbero rimanere distinti: quello della giustizia e quello della sanità. Se un giudice, spinto dalla sola denuncia, potrà decidere di sottoporre un individuo a un TSO, saremo di fronte a una commistione di ruoli che annulla ogni garanzia. E come se non bastasse, il DDL include l'obbligo di un supporto psicoterapeutico, violando uno dei principi cardine della terapia: la volontarietà. La psicoterapia, per essere efficace, richiede il consenso e la partecipazione attiva del paziente. Una psicoterapia coatta, imposta per legge, è una contraddizione in termini, un atto che potrebbe rivelarsi inutile o, peggio, controproducente.
Troppa fiducia nella "scienza" che non sempre azzecca
Il DDL 1517 affida una fiducia cieca e spropositata nelle capacità di psicologi e psichiatri di valutare e prevedere il comportamento di una persona. Tuttavia, la storia e la scienza ci insegnano che queste valutazioni possono essere fallaci. Il celebre esperimento di Rosenhan, dove persone sane fingevano sintomi per essere ricoverate in ospedali psichiatrici, ha dimostrato che una volta etichettati come "malati", era quasi impossibile liberarsi di tale diagnosi, rivelando l'arbitrarietà di certe valutazioni. Anche il libro "Whores of the Court" di Margaret Hagen mette in luce numerosi errori giudiziari clamorosi, che hanno portato all'incarcerazione di innocenti causate da perizie psicologiche rivelatesi errate. Affidare a una sola categoria di professionisti un potere così immenso è un salto nel buio che potrebbe far inciampare la giustizia in clamorosi errori.
Costi e ritorno al passato: un passo indietro per la salute mentale
La legge è stata presentata senza un'adeguata copertura finanziaria. Le perizie psicologiche e psichiatriche hanno costi elevati, che graverebbero sulle casse dello Stato e dei cittadini. E questo senza considerare l'impatto economico che un uso massiccio del TSO avrebbe sul sistema sanitario nazionale. La sensazione, infine, è che il DDL 1517 rappresenti un passo indietro, un ritorno al passato, all'era di una psichiatria giudiziaria e punitiva. Un'era che la legge 23 dicembre 1978, n. 833, pur incompiuta, si proponeva di superare suggerendo un approccio più umano e dignitoso alla salute mentale. Se il DDL dovesse passare, rischieremmo di vedere nuovamente la salute mentale usata come strumento di controllo e punizione. Invece di far luce, questa legge rischia di gettare una lunga ombra sul nostro futuro, un futuro in cui la giustizia rischia di cedere il passo a un sistema dove la presunzione di innocenza si scontra pericolosamente con l'arbitrarietà della diagnosi psichiatrica. Un passo avanti o un salto nel vuoto?
Firmatari del DDL:
Renato Ancorotti (FdI) – primo firmatario
Cofirmatari
Sandro Sisler (FdI), Paola Ambrogio (FdI), Gianni Berrino (FdI), Carmela Bucalo (FdI), Nicola Calandrini (FdI), Giulia Cosenza (FdI), Luca De Carlo (FdI), Andrea De Priamo (FdI), Anna Maria Fallucchi (FdI), Marta Farolfi (FdI), Matteo Gelmetti (FdI), Mariastella Gelmini (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP), Elena Leonardi (FdI), Guido Quintino Liris (FdI), Marco Lisei (FdI), Gianpietro Maffoni (FdI), Paolo Marcheschi (FdI), Domenico Matera (FdI), Filippo Melchiorre (FdI), Roberto Menia (FdI), Vita Maria Nocco (FdI), Giovanna Petrenga (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP), Simona Petrucci (FdI), Ernesto Rapani (FdI), Sergio Rastrelli (FdI), Licia Ronzulli (FI-BP-PPE), Gianni Rosa (FdI), Salvatore Sallemi (FdI), Giorgio Salvitti (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP), Marco Scurria (FdI), Etelwardo Sigismondi (FdI), Marco Silvestroni (FdI), Domenica Spinelli (FdI), Giuliomaria Terzi Di Sant'Agata (FdI), Francesca Tubetti (FdI), Ignazio Zullo (FdI), Maria Cristina Cantu' (LSP-PSd'Az)
Pagine di approfondimento:
- Rapporto tra psichiatria e giustizia
www.ccdu.org/comunicati/psichiatria-distorsione-della-giustizia - Saggio di C.S. Lewis
https://www.ccdu.org/teoria-umanitaria-della-punizione - L’esperimento di Rosenhan
https://www.ccdu.org/esperimento-rosenhan